Nei boschi montani semi pianeggianti tra San Leonardo di Santu Lussurgiu e il Monte di Sant’Antonio di
Macomer, il 29 maggio del 2007 cominciava a fare caldo anche se in generale la
primavera continuava ad essere umida e piovosa. I ciclamini stavano ormai per
sfiorire, restavano in fiore solo quelli delle zone più umide e fresche del sottobosco.
Quella mattina, ero lì in quei boschi non da prestissimo con un cestino e la
borsa con la fotocamera digitale. Volevo fotografare funghi primaverili e
un’orchidea in particolare: l’Anacamptis coriophora subsp. fragrans. Da anni avevo iniziato a
raccogliere documentazione fotografica dei funghi del Montiferru. Quei giorni
erano spuntate diverse specie di funghi ed
io ero interessato particolarmente ad alcune specie del genere Amanita, del
genere Russula e dal punto di vista
culinario ai Cantharellus. Per quanto riguarda le orchidee spontanee, che mi
interessavano quanto i funghi, erano ormai sfiorite due delle specie più interessanti
la Dactylorhiza insularis e la Cephalanthera longifolia, qualche giorno prima
avevo trovato nelle radure umide diversi esemplari di Anacamptis laxiflora e
sapevo che nella penombra del sottobosco avrei trovato in piena fioritura sia
il Limodorum abortivum che la Neottia nidus-avis. Il mio principale obbiettivo
però era quello di trovare in fiore la subsp. fragrans dell'Anacamptis coriophora. Quelle le avrei
trovate come l’anno precedente nei prati soleggiati della fascia antincendio
che taglia il bosco da nord a sud, c’ero già passato un pomeriggio di qualche
giorno prima: erano in fiore nello stesso habitat le Serapias lingua ma le
coriophora ancora no, mancava qualche giorno.
Quasi a fine
mattinata, con il cestino semi-pieno di ”galletti” arriviamo dalle parti della
fascia. Col sole che picchiava era preferibile camminare all'ombra degli alberi
dentro il bosco.
Proprio all’ombra degli alberi vedo questo fiore bianco
altissimo. Sentivo nell’aria un gradevole profumo che non ricordavo di aver mai sentito prima e da
subito l’ho collegato al fiore bianco. Vedendolo da vicino, la sorpresa. Questo
fiore si presentava come un’orchidea, sconosciuta, ma orchidea. La mia domanda retorica a Pino, l’amico che mi accompagnava è stata immediata e
spontanea: cosa ci fa qui quest’orchidea? in Sardegna non ci dovrebbe essere.
Istintivamente avevo ricollegato l’orchidea che avevo davanti ad una vista
alcuni giorni prima, perché postata su internet nel forum di Amint da un mio amico e ricordavo bene anche il nome: Platanthera
bifolia. Ho iniziato a scattare foto con la digitale (quasi tutte
inutilizzabili a causa del forte vento che impediva la messa a fuoco).
Il pomeriggio e la mattina successiva, dopo aver consultato i testi a disposizione e fatto ricerche su internet, la mia convinzione di aver trovato una stazione di Platanthera bifolia, la prima in Sardegna, aumenta. A quel punto mi sono collegato al sito di AMINT, il forum, oltre alla sezione micologica, ha una sezione botanica molto ricca e molto visitata e al suo interno c’è una parte dedicata ai fiori e alle piante da determinare, lì ho aperto un post a lettere maiuscole (cosa che non avevo mai fatto, nel forum la lettera maiuscola indica il fatto che stai gridando), intitolato: “ HELP! ORCHIDEA SCONOSCIUTA” nel quale chiedevo agli amici aiuto e consigli sottolineando il fatto che in letteratura in Sardegna non risultava la presenza di P. bifolia e che tale orchidea io ritenevo fosse quella da me ritrovata. Eccola quella prima discussione:
Antonio Scrugli nel Montiferru alle prese con una pianta
Non conoscevo Tonino Scrugli, almeno di persona, lo conoscevo come studioso delle orchidee spontanee e come autore di “Orchidee spontanee della Sardegna Origine, morfologia, riproduzione, impollinazione, ibridazione, anomalie, fioriture”, libro che avevo letto avidamente e che ancora oggi (nonostante sia uscito 23 anni fa) considero un testo fondamentale per tutti quelli che intendono interessarsi del meraviglioso mondo delle orchidee spontanee. Quel giorno ho cercato il suo indirizzo e-mail su internet e gli ho inviato un messaggio informandolo del ritrovamento, che se voleva poteva vedere le foto dell’orchidea in questione nel sito di Amint (allegai il link della discussione) e che ero a sua disposizione per approfondire la questione. Alcuni giorni dopo organizzammo una visita al sito, ed anche per Scrugli, i suoi assistenti e alcuni universitari che studiavano le orchidee, quelle che stavamo visitando erano Platanthera bifolia. Qualche mese dopo Caesiana, la rivista dell’Associazione Italiana di Orchidologia, pubblica il ritrovamento.
Caesiana, che è una rivista prestigiosa tra gli addetti ai lavori, viene letta anche all’estero, e dalla Germania, un altro studioso di orchidee spontanee il prof. Helmut Baumann (che tra le altre ha scoperto e pubblicato anche una Platanthera nordafricana: Platanthera kuenkelei) vede delle somiglianze tra la sua orchidea e la nostra, si mette in contatto col suo amico Scrugli e gli chiede di approfondire con studi specifici, la tassonomia dell’orchidea del Montiferru. Iniziano gli studi, si raccolgono campioni biologici in particolare delle foglie e delle capsule con i semi fecondati e si inviano al Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale dell’Università Ferdinando II° di Napoli che mette a confronto studi di biologia molecolare dei campioni dell’orchidea isolana con campioni di P. bifolia e P. clorantha del continente e di P. kuenkelei nordafricana. Gli studi oltre al dipartimento già citato dell’Università di Napoli, coinvolgono anche la Sezione di Biologia ed Ecologia Vegetale dell’Università di Catania e naturalmente il Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Cagliari. Gli studi vengono pubblicati sulla rivista Botanical Journal of the Linnean Society of London 167, 2011 col titolo: Were do Sardinian orchids come from: a putative African origin for the insular population of Platanthera bifolia var. kuenkelei? Ed allora che la nostra orchidea assume il nome di P. bifolia var. kuenkelei.
Per chi volesse scaricare il documento ecco il link:
Naturalmente non finisce qui, l’anno
successivo nel vol. 44, del Journal Europäischer Orchideen, di aprile 2012, Richard Lorenz; Maia Akhalkatsi; Helmut Baumann; Pierluigi Cortis; Annalena
Cogoni; Antonio Scrugli pubblicano: Platanthera
kuenkelei s.l. auf Sardinien und in Georgien, eine für Europa neue Art - ein
Beitrag zu ihrer Taxonomie.
Vengono trovate ulteriori differenze oltre che
genetiche anche morfologiche fino a proporre l’ultima identificazione
tassonomica e la nostra diviene Platanthera kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa.
Pur senza voler fare il facile profeta posso avanzare anch'io la previsione che la cosa non è ancora finita.
Possiamo scaricare anche questo:
Pur senza voler fare il facile profeta posso avanzare anch'io la previsione che la cosa non è ancora finita.
Platanthera kunkelei subsp. kunkelei var. sardoa del 2013 con di fianco il vecchio scapo dell'anno precedente
Tutela e conservazione di
Platanthera kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa
Fin dai primi giorni
del ritrovamento avevamo notato che un’alta percentuale di scapi erano stati
tranciati di netto da qualche animale che se ne alimentava e che erano evidenti
gli scavi fatti dai cinghiali a caccia di tuberi e bulbi. Con Tonino Scrugli
avevamo convenuto che dato l’esiguo
numero degli esemplari ritrovati e ancor di più data l’esposizione del
sito alla presenza di animali, era necessario studiare la possibilità di
proteggere il sito. A quel punto mi sono messo in contatto col Sindaco del
paese al quale appartenevano i terreni
maggiormente interessati che era Borore, gli altri paesi erano e sono Santu
Lussurgiu, Scano di Montiferro e Macomer.
Scoprimmo dal Sindaco di Borore e dall’assessore all’ambiente che i terreni interessati erano di proprietà del Comune, che erano stati dati in gestione all’Ente Foreste della Sardegna e che un pastore vi esercitava il pascolo con un gregge di diverse centinaia di pecore (eccoli gli animali che si cibavano degli scapi della nostra orchidea).
Due orchidee con gli scapi tranciati di netto dagli animali
Scoprimmo dal Sindaco di Borore e dall’assessore all’ambiente che i terreni interessati erano di proprietà del Comune, che erano stati dati in gestione all’Ente Foreste della Sardegna e che un pastore vi esercitava il pascolo con un gregge di diverse centinaia di pecore (eccoli gli animali che si cibavano degli scapi della nostra orchidea).
Platanthera
kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa predilige un habitat semi ombroso,
vive nel sottobosco di un esteso bosco di alberi misti del genere Quercus: Quercus ilex (leccio), Quercus suber (sughera) e maggiormente Quercus icnusae (roverella), con
presenza di rampicanti, lianacee, rovi, cisto e altre essenze del sottobosco. Gli operai
dell’Ente Foreste, hanno tra gli altri compiti quello di ripulire il bosco
e potare gli alberi. Negli ultimi mesi dell’inverno e agli inizi della
primavera 2008 hanno ripulito il bosco proprio nel sito dell’orchidea.
Foto Maggio 2008 del sito di crescita della nostra orchidea si può notare il sottobosco perfettamente pulito e sulla sinistra i resti del fuoco dove sono state bruciate le sterpaglie
Stesso sito l'anno precedente
Così
facendo l’habitat è stato fortemente modificato, nel giro di poco tempo alcune
specie erbacee hanno iniziato ad invadere il posto che a causa del taglio di
rovi, liane e edera rampicante era diventato molto più soleggiato e luminoso,
inoltre le pecore non trovando più l’ostacolo dei rovi pungenti avevano trovato
un ambiente molto più adatto senza nessun ostacolo tra i loro denti e i fusti
della Platanthera. Insomma un disastro.
Il rischio di una rapida estinzione era
più che concreto. Prendemmo contatti con l’Ente Foreste della Sardegna e dopo
vari incontri interlocutori, venne deciso di tentare di salvaguardare il sito
maggiormente a rischio con una recinzione di rete metallica e paletti per
impedire a pecore e cinghiali di distruggere la popolazione di orchidee.
La
recinzione venne realizzata agli inizi del 2009 e quella primavera salvaguardò
le orchidee più a rischio. Nel settembre di quell’anno girando il bosco con
scopi micologici, scoprii che la recinzione (rete e paletti) era sparita
probabilmente biodegradata da qualche fungo saprotrofo della specie Homo
ladrus.
Gli anni successivi
nell’estesissimo bosco ed anche in boschi contigui, abbiamo trovato nuove
piccole colonie di Platanthera kuenkelei subsp.
kuenkelei var. sardoa, piccole e questa è
probabilmente una caratteristica della specie, perché nei siti più numerosi, non
si supera mai il numero di venti esemplari. Questi nuovi ritrovamenti ci fanno
ben sperare nella continuazione della vita della specie, naturalmente io, ormai
è diventata una missione, non abbasserò la guardia.
Franco, ricordo bene l'entusiasmo con il quale ci facesti partecipi del ritrovamento..
RispondiElimina:) Gianni
Articolo molto interessante per informazioni, osservazioni e iconografia.
RispondiEliminaGrazie!
Cordialità,
Vittorio Bica
ritrovamento importantissimo!! Bravo Franco!!
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