martedì 13 ottobre 2015

A sa sorte mala

Frantziscu Sotgiu Melis Pes






Tue ses su missu ‘e sa disgratzia,
cando arribas
sos pitzinnos s’assustana e fuini,
sas pitzocas si ettan' a terra pranghinde.
Cando ti biede, s’isperantzia si ch’olat
e sas origas si brevan de iscurtare:
               s’orulu ‘e matzone assurtorau,
               chi est sa oghe tua.
Cando ti pones a rìere
s’iscurigat su chelu
e proen' 
chisina e ischintiddas de fogu.
Tue nos battis:
        chimb’annos chena paghe,
        chimb’annos de siccannia,
        e sas chimbe malandras.
Si ses accanta,
s’assutan sas tittas de sas femminas,
si siccan sos crabigos de sas bestias;
si che brusiana cussorzas e padentes,
pranos e cugutzos
e in sos montes,
s’iscazat su nie chena faet abba.
Ti maleighene mammas e animales,
sos omines male fadaos
e sas fiudas de sos sordaos mortos in gherra.
Su numene tu
est muntovau a frastimmu dae s’omine corrudu,
dae sa vitima ‘e sos istrezaris
e dae sos tzegos.
No ti cherzo in ziru peri su mundu,
mala sorte,
bae, e cùadi sutta terra
bae, e lassa in paghe s’umanidade
po como, e po s’eternidade.



⌂⌂⌂⌂⌂⌂

Tu sei il messaggero della disgrazia,/quando arrivi i bambini si spaventano e scappano,/le ragazze si buttano in terra piangendo./Quando ti vede, la speranza vola via e le orecchie si impediscono di ascoltare:/il guaito di volpe assettata di sangue, che è la tua voce./Quando ti metti a ridere/il cielo scurisce/e piovono:/cenere e scintille di fuoco./Tu porti:/cinque anni senza pace/cinque anni di siccità,/e le cinque piaghe./Se ti avvicini,/si asciugano i seni delle madri,/si seccano i capezzoli delle bestie;/bruciano pascoli e boschi,/pianure e colline/e sulle montagne,/evapora la neve senza sciogliersi in acqua./Ti maledicono madri ed animali,/gli uomini sventurati/e le vedove dei soldati morti in guerra./Il tuo nome/è citato come una bestemmia dall'uomo cornuto,/dalla vittima dei farabutti-leccapiedi/e dai ciechi./Non ti voglio in giro per il mondo mala sorte,/vai, nasconditi sotto terra/vai, e lascia in pace l'umanità/per ora, e per l'eternità

venerdì 9 ottobre 2015

Autunno 2015 i primi funghi


Ed ecco dopo un'estate infinita e siccitosa come non mai finalmente i primi funghi di quest'autunno 2015




Mycena renatii





Russula persicina





Agaricus xanthodermus var. griseus





Hymenoscyphus fructigenus





Polyporus tuberaster





Sericeomyces serenus





Amanita gioiosa





Amanita rubescens



Ho lasciato volutamente alla fine queste cinque Boletaceae che fino a qualche tempo fa erano inserite nel genere Boletus e se andiamo a vedere nei libri pubblicati fino a qualche mese fa  ancora risultano far parte di tale genere a parte qualcuno che era sinonimizzato quale Xerocomus.

Ebbene questi cinque ripresi nelle foto qui sotto, possiamo considerarli rappresentativi di quello che è successo negli ultimi anni con le varie variazioni pubblicate da biologi molecolari, filogeneti etc.. 

Il genere Boletus che comprendeva diverse decine di specie è stato ridotto a meno di un terzo e sono nati decine di nuovi generi dai nomi più disparati. 

Io faccio parte della schiera dei ribelli, di quelli che non vogliono che biologia molecolare, filogenetica e quant'altro mettano naso nella nomenclatura micologica e non. 

Perciò continuerò a chiamarli coi loro vecchi nomi. Nelle foto  sotto aggiungo i nuovi nomi in modo che ci rendiamo conto che il tutto sta diventando abbastanza caotico per non dire altro di più colorito.

Di Butyroboletus ho già scritto in questo blog e prossimamente man mano che li ritrovo e li fotografo scriverò anche degli altri: (Rheubarbariboletus, Rubroboletus, Cyanoboletus,  Imleria, Neoboletus, Hemileccinum, Hortiboletus, Imperator etc. etc. etc). 




Boletus ichnusanus = Xerocomus ichnusanus - (Alessioporus ichnusanus)





Boletus permagnificus - (Exudoporus permagnificus)





Boletus fragrans - (Lanmaoa fragrans)





Boletus roseoalbidus = Xerocomus roseoalbidus - (Pulchroboletus roseoalbidus)





Boletus radicans

mercoledì 7 ottobre 2015

Atzèndemi una lughe

Frantziscu Sotgiu Melis Pes



Poesia






Atzèndemi sa luna
in custa notte iscura
chi di bia sos ogos e sa fronte.
Imprestami fortuna
in custa vida dura
ponèmi indenanti s'orizonte.
Crasa ti torro totu
solu benes, prus de sos chi as connotu.

                    M'ammento chi fiat bella,
                    gratziosa si moviat
                    cun d'una oghe druche ‘e rusignolu.
                    Lughiat che un'istella
                    e de nuscos fioriat
                    cun duas alas po ispiccare s'olu.
                    Un'anzelu 'e ermosura
                    comente a issa nemos in natura.

E tenio meda amigos
cumpanzos e fedales
e cun issos prus risos che piantu,
bidìo mares e rios
arbures e animales
chelos lìmpios e astros de ispantu.
Su coro vagabundu
e in manos tenìo totu su mundu.

                    Como totu est nieddu
                    si fuini sos ammentos
                    de sas formas e de sos colores,
                    no bio chelu ne isteddu
                    in sa mente turmentos
                    in coro solu penas e dolores.
                    Est custa sa mia sorte
                    sas dies sun’isparias b’at solu notte.

Atzèndemi una lughe
solu po unu momentu
faemmi bier unu lampu, unu lugore,
illèbia custa rughe,
du collo po ammentu,
illùmina po un’ àttimu unu frore.
Abba su coro siccu
fae ponner’ raighinas a s'afficcu.



♦♦♦♦




Accendimi la luna/in questa notte oscura/che possa vedergli gli occhi e la fronte./Prestami fortuna/in questa vita dura/mettimi davanti l'orizzonte./Domani ti restituisco tutto/solo bontà, più di quella che hai finora conosciuto./Ricordo che era bella,/si muoveva con grazia/con una dolce voce d'usignolo./Luminosa come una stella/e fioriva di profumi/con due ali per spiccare il volo./Un'angelo di bellezza/come lei nessuna in natura./E avevo molti amici/compagni e coetanei/e con loro più risate che pianti,/vedevo mari e fiumi/alberi ed animali/cieli tersi ed astri meravigliosi./Il cuore vagabondo/e nelle mie mani stringevo tutto il mondo./Adesso tutto è nero/scappano i ricordi/delle forme e dei colori,/non vedo cielo ne stella/nella mente tormenti/e nel cuore solo pene e dolori./E' questa la mia sorte/i giorni sono spariti, c'è solo notte./Accendimi una luce/solo per un momento/fammi vedere un lampo, una luce,/alleggerisci questa croce,/la preservo come ricordo,/illumina per un attimo un fiore./Irriga l'arido cuore/fai mettere radici alla speranza.