di Eduardo Galeano
Spettabile signor Futuro
Con la mia maggiore considerazione:
le scrivo questa lettera per chiederle un favore. Ho la
speranza che saprà scusare il disturbo.
No, non si spaventi, non è che voglio incontrarla. Lei deve
essere un signore molto impegnato, ci saranno così tante persone che vorranno
avere il piacere, ma io no. Quando qualche zingara mi prende la mano, per
leggere il futuro, scappo correndo alla disperata prima che possa commettere
tale crudeltà.
E ciò nonostante, misterioso signore, lei è la promessa che
i nostri passi proseguano inseguendo un senso e un destino. Ed è questo mondo,
questo e non un altro mondo, il luogo dove lei ci aspetta. A me, e ai molti altri
che non credono negli dei che promettono altre vite nei lontanissimi hotel dell'Aldilà.
E qui sta il problema, signor Futuro. Stiamo perdendo il
mondo. I violenti lo prendono a calci, come se fosse una palla. I signori della
guerra ci giocano, come se fosse una bomba a mano; e quelli voraci lo spremono,
come se fosse un limone. A questo ritmo, temo, prima o poi il mondo potrebbe non
essere altro che un sasso morto che gira nello spazio, senza terra, senza
acqua, senza aria e senza anima.
È di questo che si tratta, signor Futuro. Io le chiedo, noi
le chiediamo di non farci sfrattare. Per restare, per essere, abbiamo bisogno
che lei rimanga, che lei continui ad essere. Che lei ci aiuti a difendere la sua
casa, che è la casa del tempo.
Faccia questo atto temerario, per favore. Per noi e per gli
altri: gli altri che verranno domani, se mai avremo un domani.
Le porgo i più cordiali saluti,
Un terrestre
*****
Carta al señor Futuro
de Eduardo Galeano
Montevideo 5 de octubre 2004
Estimado señor Futuro,
De mi mayor consideración:
Le estoy escribiendo esta carta para pedirle un favor. Usted sabrá disculpar la molestia.
No, no tema, no es que quiera conocerlo. Ha de ser usted un señor muy solicitado, habrá tanta gente que querrá tener el gusto, pero yo no. Cuando alguna gitana me atrapa la mano, para leerme el porvenir, salgo corriendo a la disparada antes de que ella pueda cometer semejante crueldad.
Y sin embargo usted, misterioso señor, es la promesa que nuestros pasos persiguen queriendo sentido y destino. Y es este mundo, este mundo y no otro mundo, el lugar donde usted nos espera. A mí, y a los muchos que no creemos en los dioses que nos prometen otras vidas en los lejanísimos hoteles del Más Allá.
Y ahí está el problema, señor Futuro. Nos estamos quedando sin mundo. Los violentos lo patean, como si fuera una pelota. Juegan con él los señores de la guerra, como si fuera una granada de mano; y los voraces lo exprimen, como si fuera un limón. A este paso, me temo, más temprano que tarde el mundo podría no ser más que una piedra muerta girando en el espacio, sin tierra, sin agua, sin aire y sin alma.
De eso se trata, señor Futuro. Yo le pido, nosotros le pedimos, que no se deje desalojar. Para estar, para ser, necesitamos que usted siga estando, que usted siga siendo. Que usted nos ayude a defender su casa, que es la casa del tiempo.
Háganos esa gauchada, por favor. A nosotros y a los otros: a los otros que vendrán después, si tenemos después.
Lo saluda atentamente,
Un terrestre
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