poesia de Franco Sotgiu
Ho scritto questa poesia pensando a due persone, che sono diventate un simbolo e un esempio per le generazioni che sono venute dopo la loro morte. Pensando alle parole che hanno detto e che sono il segno del loro profondo legame con la natura e la sua difesa.
La prima frase è di Chico Mendes: Não
quero flores no meu enterro, pois sei que irão arrancá-las
da floresta” “Non voglio fiori al mio funerale,
perché so che li estirperanno dalla foresta”. Dove viene fuori fino in
fondo, senza dubbi e tentennamenti il profondo legame di Chico Mendes con la Foresta Amazzonica e la battaglia per la
sua difesa fino all’estremo sacrificio.
La seconda è di Frida Khalo: “Pinto
flores para que así no mueran” Dipingo fiori perché cosi non
muoiono. Perché dipinti sulla carta, sulla tela. suoi muri , non possono
essere recisi e non muoiono.
La ragazza della mia poesia una notte spunta fuori dal
nulla iniziando a dipingere fiori in città, dappertutto, sui muri, sulle strade
sulle auto le porte etc., alla fine a chi le chiede perché lo fai, risponde: li
recidono appena sbocciano, io li dipingo, così non muoiono.
Issa est bessia a s'iscuru,
pigande unu
pinzellu
e
un'iscàtula manna de colores.
Pois s'at
chirrau unu muru,
at pintau
unu gravellu
in sos muros
acanta, àteros frores.
Su gosu e
sos dolores
ch'in
s'ànimu teniat
los
esprimiat pintande,
pro
cuss'andiat zirande
in tottus
sas carrelas chi b'aiat,
e in tottue
pintaiat,
sos milli
frores ch'issa connoschiat.
At pintau
sas istradas
e ventanas e
giannas
sos muros de
sas domos, de sos ortos,
sas ighinas
cuadas
e sas
carrelas mannas,
sos camminos chi medas biden tortos,
sos
magasinos mortos,
sunt torraos
in colore,
cun rosas e
ziranos
murtas e
zaffaranos,
como cada
logu est unu frore.
Sas domos
sunt frorias,
prenos de
vida sos muros e sas vias.
A
s'arbeschet sa zente
mìriat cun
meraviza
sa tzittade
ammuntada de pinturas.
No
cumprendiat comente
froriant a
miz' e miza
in sos
trenos, sos tram e sas veturas.
Fintzas sas
criaturas
bidinde chie
pintiat,
pintiant
lizos e chimos,
e pregontiant
po primos
a sa pintora,
proite lu faghiat:
“los segan
cando frorint,
rispondiat,
deo los pinto, gai non morint”.
Dipingendo fiori
Lei è uscita al buio,
impugnando un pennello
e un scatola grande di colori.
Dopo si è scelta un muro,
ha dipinto un garofano
e nei muri vicini, altri fiori.
La gioia ed i dolori
che aveva nell’anima
li esprimeva dipingendo,
per questo girava
in tutte le vie che c’erano,
e dappertutto dipingeva,
i mille fiori che lei conosceva.
Ha dipinto le strade
le finestre e le porte
i muri delle case, dei cortili
le piazzette nascoste
e i grandi viali
i cammini che molti vedono storti
i magazzini morti
si sono colorati
con rose e gerani
mirti e zafferani
ed ogni luogo adesso è un fiore.
Le case son fiorite
pieni di vita i muri e le vie.
All’alba la gente
guardava meravigliata
la città coperta di pitture.
Non capiva come
fiorivano a migliaia
nei treni, nei tram e nelle auto.
Anche i bambini piccoli
vedendo chi dipingeva,
dipingevano iris e cime dei rami,
e chiedevano per primi
alla pittrice, perché lo faceva:
“li recidono quando sbocciano,
rispondeva, io li dipingo, così non
muoiono”.
Molto bella Franco.
RispondiEliminaComplimenti Franco, è bellissima!
RispondiEliminaRingrazio le amiche o gli amici "Unknown" "Sconosciuti" che hanno voluto commentare. Purtroppo Blogger non riconosce automaticamente nessuno e quindi anche voi siete diventati anonimi sconosciuti.
RispondiEliminaCi vorrebbero mille e mille e ancora mille pintoras come la tua
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