domenica 16 settembre 2012

Luis Rogelio Nogueras - Halt








 Luis Rogelio Rodríguez Nogueras - Poeta, scrittore e sceneggiatore
 (La Habana, 1945 -1985)












HALT!


La artillería israelí sigue cañoneando


campamentos de refugiados palestinos


en el Sur del Líbano


(de la prensa)


Recorro el camino que recorrieron 4 000 000 de espectros.


Bajo mis botas, en la mustia, helada tarde de otoño


cruje dolorosamente la grava.


Es Auschwitz, la fábrica de horror


que la locura humana erigió


a la gloria de la muerte.


Es Auschwitz, estigma en el rostro sufrido de nuestra época.


Y ante los edificios desiertos,

ante las cercas electrificadas,

ante los galpones que guardan toneladas de cabellera humana,

ante la herrumbrosa puerta del horno donde fueron incinerados

padres de otros hijos,

amigos de amigos desconocidos,

esposas, hermanos,

niños que, en el último instante,

envejecieron millones de años,

pienso en ustedes, judíos de Jerusalén y Jericó,

pienso en ustedes, hombres de la tierra de Sión,

que estupefactos desnudos, ateridos

cantaron la hatikvah en las cámaras de gas;

pienso en ustedes y en vuestro largo y doloroso camino

desde las colinas de Judea

hasta los campos de concentración del III Reich.

Pienso en ustedes

y no acierto a comprender

cómo

olvidaron tan pronto

el vaho del infierno.


Luis Rogelio Rodríguez Nogueras


Hauschwitz - Cracovia 21-10-1979 






Quando qualche anno fa avevo letto questa poesia,avevo cercato ulteriori notizie e poesie di Nogueras, e anche la sua traduzione in italiano. Non avendola trovata da nessuna parte, avevo tirato fuori i miei vecchi vocabolari di spagnolo, e tentato una traduzione.
Se vi accontentate, eccola:


Halt!


L’artiglieria  israeliana continua a bombardare
i campi profughi palestinesi
nel Sud del Libano
(dai giornali)


I miei piedi camminano lungo il tragitto percorso da 4.000.000 di spettri.
Sotto i miei stivali, nel triste, freddo pomeriggio d'autunno
scricchiolano dolorosamente i ciottoli di ghiaia.
E’  Auschwitz la fabbrica di orrore
che la follia umana eresse
in gloria alla morte.
E' Auschwitz, macchia indelebile della sofferenza della nostra epoca.
E prima degli edifici deserti,
prima dei recinti elettrificati,
prima dei depositi che ricordano tonnellate di capelli umani,
prima della porta del forno arrugginito in cui sono stati inceneriti
genitori di altri bambini,
amici di amici sconosciuti,
mogli, fratelli,
bambini che, all'ultimo momento,
invecchiarono di milioni di anni,
penso a voi, ebrei di Gerusalemme e Gerico,
penso a voi uomini della terra di Sion,
che nudi, sbalorditi, tremanti
cantavate l’hatikvah nelle camere a gas;
penso a voi e al vostro lungo e doloroso cammino
dalle colline della Giudea
ai campi di sterminio del Terzo Reich.
Penso a voi
e non riesco a capire
come
abbiate potuto dimenticare così in fretta
l'alito dell'inferno.

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