1944 - olio su tela - cm 150 x 200 Galleria
Nazionale d’Arte Moderna - Roma
La strage di Piazzale Loreto
Piazzale Loreto - anni 40
All’alba del
10 Agosto 1944 gli sgherri fascisti del gruppo Oberdan della legione “Ettore Muti”
al servizio dei nazisti, eseguendo l’ordine del comando di sicurezza tedesco
prelevano dal carcere milanese di San Vittore quindici patrioti italiani, li
portano in Piazzale Loreto e li fucilano
in modo vile e barbaro.
I cadaveri
scomposti dei partigiani italiani, furono lasciati nel luogo dell’eccidio sotto
il sole cocente d’agosto, coperti di mosche e altri insetti dalle 6,10 del
mattino fino alle 20 di sera. Un cartello che li qualificava come “assassini”
fu appeso nei pressi e i militi della Muti sorvegliarono i loro corpi impedendo
a chiunque, anche ai familiari di rendere omaggio ai defunti. I repubblichini
della Muti, guidati dal capitano
Pasquale Cardella, senza nessuna pietà cominciarono a insultare vivi e morti
con parole offensive e umilianti .
Impunito
Il tribunale militare di Torino,riconobbe il capitano delle SS Theodor Saevecke come maggiore responsabile della strage, il nazista Saevecke
Theodor Saevecke
divenne noto come “il boia di
Piazzale Loreto”. La sede milanese da dove comandava gli assassini, era il
comando militare dei nazisti che si trovava all’hotel Regina Margherita in Via
Silvio Pellico, sede delle SS, dei servizi di sicurezza (SD) e della polizia
politica (la Gestapo) e famigerato luogo di tortura. La strage, secondo il
Tribunale Militare di Torino dove si tenne il processo contro Saevecke, era
stata attuata con lo scopo strategico di stroncare qualsiasi simpatia popolare
per la Resistenza antinazista e antifascista, evitando così che la popolazione
civile collaborasse coi partigiani e garantendo alle truppe nazifasciste la
possibilità di muoversi liberamente verso i confini del Brennero.
Il Tribunale
Militare di Torino il 9 giugno 1999, condannò Theodor Saevecke, il boia di Piazzale
Loreto alla pena dell’ergastolo; ma Saevecke non fu mai estradato né subì
processi o condanne in Germania. Morì libero all’età di 93 anni nel 2004. Come
troppo spesso è successo coi criminali nazisti, venne arruolato dai servizi
segreti degli U.S.A. e successivamente dalla polizia della Repubblica Federale
Tedesca dove gli venne consentito di ricoprire importanti incarichi.
I martiri
Gian Antonio Bravin 36 anni (28
febbraio 1908), commerciante, abitante in viale Monza 7 a
Milano. Partigiano nel varesotto e capo del III gruppo dei GAP, fu
arrestato dai fascisti il 29 luglio del 1944, imprigionato a San Vittore a
disposizione della Sicherheitspolizei-Sicherheitsdienst la SIPO-SD
tedesca.
Giulio Casiraghi 44 anni (Sesto San Giovanni, 17
ottobre 1899), tecnico della Ercole Marelli di Sesto San
Giovanni, militante comunista. Nel 1930 viene condannato dal Tribunale speciale
per la difesa dello Stato a 5 anni di detenzione per costituzione
del PCd'I, appartenenza al medesimo e propaganda. E' il referente del
movimento operaio degli stabilimenti "Ercole Marelli". Dopo l'8
settembre 1943 moltiplica il proprio impegno, collaborando alla
fornitura di armi e rifornimenti alle formazioni partigiane, nonché supporto
per la ricezione di radiomessaggi da Londra relativi all'esecuzione di
aviolanci alleati volti ad approvvigionare la Resistenza. Nel marzo 1943 e nel
marzo 1944, organizza gli scioperi nelle fabbriche sestesi insieme a Fogagnolo.
Arrestato al ritorno dal lavoro, verso mezzogiorno del 12 luglio 1944 da
fascisti e SS dipendenti dall'ufficio dello SS-Scharfuhrer Werning,
responsabile della Sicherungskompanie di Monza. Trasferito a San Vittore l'8
agosto 1944.
Renzo del Riccio 20 anni
(Udine, 11 settembre 1923), operaio meccanico, socialista,
soldato italiano di fanteria partecipò l'8 settembre 1943 a furiosi scontri
contro i tedeschi. Unitosi ai partigiani (ad una formazione Matteotti operante
nel Comasco?) e distintosi in azione, fu arrestato e inserito nelle liste del
servizio obbligatorio del lavoro, nel giugno 1944 fuggì durante la deportazione
in Germania. Nel luglio, in viale Monza, è nuovamente arrestato in seguito
a delazione. Incarcerato a Monza e poi trasferito a San Vittore l'8 agosto
1944.
Andrea Esposito 45
anni (Trani, 26 ottobre 1898), operaio, militante comunista e
partigiano della 113° brigata Garibaldi, arrestato da membri dell'Ufficio
politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, il 31
luglio 1944 in casa insieme al figlio Eugenio (renitente alla leva
indetta dai nazifascisti della RSI), vennero rinchiusi nelle carceri di San
Vittore a disposizione della SIPO-SD. Il figlio Eugenio, inizialmente inserito
nella lista dei fucilandi, sarà invece trasferito prima al campo di
concentramento di Gries (Bolzano) e successivamente deportato in Germania
dapprima nel campo di concentramento di Flossenburg e poi in quello
di Dachau, da dove ritornerà a guerra finita.
Domenico Fiorani 31 anni
(Roron in Svizzera, 24 gennaio 1913), perito industriale,
socialista, collaborò a giornali clandestini. Appartenente alle brigate
Matteotti. Arrestato il 25 giugno 1944 dalla polizia politica a Busto
Arsizio, mentre si reca dalla moglie degente in ospedale. Incarcerato a Monza e
trasferito l'8 agosto 1944 a San Vittore.
Umberto
Fogagnolo 32 anni (Ferrara, 2 ottobre 1911), ingegnere alla Ercole
Marelli di Sesto San Giovanni. Rappresentante del Partito d’Azione nel CLN
di Sesto e responsabile dell'organizzazione clandestina nelle fabbriche;
insieme a Casiraghi, è tra gli organizzatori dello sciopero generale del marzo
1944. Arrestato il 13 luglio 1944 nel suo ufficio, da fascisti e SS dipendenti
dall'ufficio dello SS-Scharfuhrer Werning, responsabile della
Sicherungskompanie di Monza, dove viene incarcerato ed è ripetutamente
torturato. Trasferito a San Vittore l'8 agosto 1944. Medaglia d'argento al
valore militare alla memoria.
Tullio Galimberti 22 anni
(Milano, 31 agosto 1922), impiegato. Appartenente alle formazioni
Garibaldi con compiti di collegamento e raccolta di armi (membro della 3ª
brigata d'assalto Garibaldi Gap "Egisto Rubini", secondo il
martirologio compilato nell'immediato dopoguerra a cura dell'Anpi provinciale
milanese). Arrestato durante un incontro clandestino in piazza San
Babila alla fine del giugno 1944 da agenti della SS germanica e italiana.
Tradotto alle carceri di San Vittore.
Vittorio Gasparini 31 anni
(Ambivere, 30 luglio 1913), dottore in economia e commercio, capitano
degli alpini, era responsabile di una missione dell'OSS (Office of Strategic
Service) della V Armata americana che trasmetteva radiomessaggi clandestini. La
stazione radio venne individuata dai tedeschi che lo arrestarono. Interrogato a
Brescia, nello stesso giorno è ricondotto a Milano e imprigionato nel carcere
di San Vittore. Torturato per giorni senza riuscire a farlo parlare, fu infine
fucilato (Medaglia d'oro al valore militare alla memoria).
Emidio Mastrodomenico 21 anni (San
Ferdinando di Puglia, 30 novembre 1922), agente di PS al
commissariato di Lambrate. Collegato con il movimento resistenziale (capo
dei GAP), è catturato il 29 luglio (il 16 aprile secondo l'Unità quotidiano del Partito Comunista italiano)
1944 in piazza Santa Barbara da agenti della SIPO-SD e incarcerato a San
Vittore.
Angelo
Poletti 32 anni (Linate al Lambro, 20 giugno 1912) operaio presso
l'Isotta Fraschini e militante socialista, dopo una breve esperienza
partigiana in Val d'Ossola rientra a Milano dove dirige il gruppo da
cui nascerà la 45ª Brigata Matteotti. Ferito ad una gamba e arrestato il 19
maggio 1944 da militi fascisti mentre si trovava al lavoro, subì sevizie e
torture in carcere.
Salvatore
Principato 52 anni (Piazza Armerina, 29 aprile 1892), militante
socialista e perseguitato politico sotto il fascismo, arrestato l'8 luglio 1944
dalle SS come aderente al P.S.I.U.P e membro della 33ª
Brigata Matteotti. Incarcerato a Monza dove fu torturato, fu trasferito a S.
Vittore il 7 agosto 1944. All'epoca dei fatti era direttore didattico della
scuola elementare Leonardo da Vinci di Milano, sita a pochi metri da Piazza
Loreto. Una lapide lo ricorda nell'atrio della scuola e un'altra in via Gran
Sasso (presso la sua abitazione).
Andrea Ragni 22 anni (Brescia, 5 ottobre 1921), partigiano
appartenente alle formazioni Garibaldi, catturato e fuggito in data imprecisata
dell'autunno 1943. Catturato nuovamente il 22/5/1944 da membri delle SS tedesca
e imprigionato nel carcere di San Vittore.
Eraldo Soncini 43 anni (Milano 4 aprile 1901), operaio
alla Pirelli Bicocca e militante socialista. Appartenente alla
107ª Brigata Garibaldi Sap. Arrestato il 9 luglio 1944 vicino a piazzale Loreto
da SS della Sicherungskompanie di Monza. Imprigionato nel locale
carcere e trasferito il 7 agosto 1944 a S. Vittore. In piazzale Loreto tenta la
fuga lungo via Andrea Doria; ferito, tenta di nascondersi nel portone di via
Palestrina 9. Raggiunto dagli inseguitori viene finito sul posto, trascinato in
piazzale Loreto e gettato tra i compagni fucilati (secondo quanto pubblicato
dal "Corriere della Sera" del 24 maggio 1947, nel dopoguerra Giovanni
Villasanta, comandante delle Brigate Nere "Oberdan" di Porta Venezia,
fu condannato per l'assassinio di Soncini).
Libero Temolo 37 anni (Arzignano, 31 ottobre 1906), militante
comunista, operaio alla Pirelli Bicocca, è partigiano organizzatore
delle SAP. Arrestato nell'aprile 1944 a Milano a seguito di una delazione.
Portato con gli altri in Piazzale Loreto, qui tentò di fuggire ma fu subito
ucciso.
Vitale Vertemati 26 anni (Niguarda, 26 marzo 1918), meccanico,
partigiano della 3ª Brigata d'assalto Garibaldi Gap "Lombardia" (poi
"E. Rubini"), arrestato il 1º maggio 1944 da agenti
dell'Ufficio speciale dell'UPI mentre era impegnato come agente di collegamento
tra i vari gruppi partigiani.
*****
Il 1975 gli Stormy Six, gruppo milanese di "rock progressive" pubblicano l'album Un biglietto del tram che possiamo definire di "musica politica". Contiene 9 brani dedicati alla resistenza contro i nazifascisti. Il brano che conclude l'LP e che da il titolo all'intero album è dedicato ai martiri di Piazzale Loreto.
Stormy Six - Un biglietto del tram
In
corso Buenos Aires
tutto il giorno ci passano i filobus,
e ci passano i carri blindati
coi prigionieri ammanettati
che guardano, e non vedono.
Povero Fogagnolo, che non era un attore del cinema:
si presenta, ti dà un'occasione,
mormora il suo cognome e nome
da elenco delle vittime.
E mi ha fatto un regalo:
un biglietto del tram
per tornare in piazzale Loreto.
Esposito ai giardini
sta leggendo gli annunci economici,
e lo vedi su mille panchine,
o in coda a file senza fine
chiede giustizia, e subito.
A Poletti hanno dato
sette lettere sopra una lapide,
e la gente che passa e le vede
fa un po' i suoi conti, e poi si chiede
-Non è una spesa inutile?-
-Non bastava un biglietto,
un biglietto del tram
per tornare in piazzale Loreto?-
6 marzo 2014. E va bene che la stagione è in ritardo, ma sta per finire la prima settimana del mese e non è possibile che in un posto come la pineta di Torregrande, dove neanche negli inverni più rigidi la temperatura scende per molto tempo sotto i dieci gradi, non si possa cominciare a trovare qualche orchidea in fiore. Almeno le più coraggiose, quelle alle quali nessuno ha detto che la stagione è in ritardo, decideranno di iniziare l'antesi.
Quindi decido, si va. Volevo fare una prima puntata, un primo sguardo al grado di crescita delle rosette basali delle orchidee spontanee della pineta anche in preparazione di un'escursione, spero numerosa e combattiva che vogliamo organizzare come Comitato per la Tutela e lo Sviluppo di Torregrande (ma non potevamo trovarlo un nome più corto e comprensibile?), insomma il Comitato che si batte per impedire che la pineta venga regalata alla IVI petrolifera e che nella pineta di noi tutti, i petrolieri che prima si sono arricchiti inquinando, ora continuino ad arricchirsi con la speculazione.
Purtroppo nell'avvicinarmi al pontile lo sguardo non può non notare gli argini del fiume Tirso nell'ultimo suo tratto verso lo sbocco nel golfo che assumono uno spento colore giallo rossiccio. Purtroppo anche gli argini sono trattati coi diserbanti chimici che evocano anche nei cromatismi sentimenti di morte e di negazione della primavera. Questo mi ricorda che la battaglia per la pineta è solo uno degli obbiettivi per me che voglio
che le generazioni future abbiano una natura il più possibile simile a quella che io ho conosciuto.
Nelle 3 foto seguenti: argini del fiume Tirso bruciati dal glifosate, diserbante chimico spruzzato dal consorzio di bonifica
Eccomi in pineta. appena inizio a camminare devo stare attento a non calpestare le rosette basali delle orchidee.Una foto agli alberi di pino
Ed ecco i primi fiori, molto belli di asfodelo
Ma il mio principale interesse è per le orchidee della pineta. Le rosette basali sono davvero tante: migliaia di migliaia.
Davvero bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, riconosco dalle rosette che la maggior parte sono orchidee del genere Anacamptis: longicornu in maggioranza ma anche papilionacea.La loro fioritura è questione di qualche settimana, anche se qualche bocciolino colorato comincia a fare capolino.
E quando incontro le primi fioriture complete non mi sorprendo. Non mi sorprende neanche che le prime siano loro: le Ophrys tenthredinifera, tra le più fotogeniche, tra le mie specie preferite.
Ed ora non vi tedio più con le parole, godetevi la loro bellezza.