sabato 26 giugno 2021

Coltan

di Franco Sotgiu


Una poesia scritta qualche anno fa, quando leggendo le poesie in sardo che venivano premiate nei vari concorsi, mi sono accorto che anche i bravissimi autori moderni, continuavano a parlare dell’antico. Lo vedevo nella nostalgia che veniva espressa nella lirica, lo vedevo nei vocaboli usati, lo vedevo nei riferimenti. Poesie che parlavano quasi esclusivamente del mondo agropastorale o tuttalpiù della natura, del tempo o della vita agreste dei nostri campi. Ho tentato di fare altre scelte. Non provenendo dal mondo agro-pastorale e conoscendolo solo superficialmente ho sentito il bisogno di parlare dell’uomo e dei suoi bisogni e anche del suo legame con la natura, tenendo conto del suo vivere nel pianeta terra, amando e odiando le altre specie e i suoi simili,  volgendo lo sguardo verso l’intero universo.  


Il Coltan è un minerale diventato prezioso, la parola è nuova ed è la contrazione per columbo-tantalite il nome all’inizio usato in Africa in particolare in Congo e ormai  in tutto il mondo. E’ una miscela complessa di columbite e tantalite due minerali della classe delle terre rare che difficilmente si trovano allo stato puro. Quello che viene estratto nella Repubblica democratica del Congo è ad alto tasso di tantalite, da qui il suo valore e la necessità di avere, da parte delle industrie dell’informatica, proprio il coltan congolese che viene utilizzato per la fabbricazione di telecamere, cellulari e molti altri apparecchi elettronici. Il coltan serve ad ottimizzare il consumo di energia nei chip di nuova generazione, portando un notevole risparmio energetico e a ottimizzare, quindi, la durata della batteria.

La sua estrazione è controllata da organizzazioni paramilitari e di guerriglia che schiavizzano in modo particolare i bambini la cui esile corporatura è particolarmente adatta ad infilarsi nei cunicoli delle cave e delle miniere e vengono spesso sepolti vivi dal crollo delle gallerie scavate senza alcuna protezione. 


Un rapporto di Medici senza frontiere spiega che molti di questi 'schiavi' muoiono di fatica e di diverse malattie che questo minerale può portare: compromissione di cuore, vasi sanguigni, cervello e cute; riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell'apparato digerente; aumento dei rischi del cancro; difetti genetici nella prole; malattie dell'apparato linfatico. 



Le organizzazioni umanitarie internazionali sostengono che tutte le guerre scatenate negli ultimi trent’anni nella regione e che hanno coinvolto Congo, Ruanda, Burundi e Uganda e hanno causato 11 milioni di morti, avevano come obiettivo il controllo dei ricchi giacimenti di minerali (oro, diamanti, coltan etc.).









Tutte le foto sono prese dal Web
_____________________________________________________________________

Coltan
Franco Sotgiu




Coltan,

paràula de custos tempos,

chi tenet un'ispetzie

de armonia musicale,

cuasi poètica.

 

Coltan,

metallu chi non si nde podet

fàghere a mancu

in custu mundu

tennologicu.

 

Coltan,

paràula cun sos fonemas

insambentaos,

de vidas truncadas

de fizos de Àfrica.

 

Coltan,

paràula de morte

chi sos mortos

no connoschent

ma bene est connota

dae sos òmines de cumandu 

de Huawei e Samsung,

de Nokia e Apple

e de sa Bayer de Monaco.

 

Coltan,

annos e annos de gherra,

de sàmbene e de morte

po sos pitzinnos de Kivu,

in Congo.

 

Annos e annos de balanzos,

de dinari e de richesa

po sos zenerales

e sos meres de sa gherra

e po sos mister Smith

de Wall Street

e de City of London.

 

Annos e annos

de progréssos in sas telecomunicassiones

chi benint bendias a nois

pòberos innorantes de su mundu de oe


chi serramos sos ogos:

tue duos,

bàtoro cun sos mios,

chentu, milli,

miliardos de ogos

chi no bient su sàmbene

de sas criaturas mortas.

 

Miliardos

de origas chi no intendent

sas boghes ispramadas

de feminas e òmines africanos

alloriaos de trint'annos  e prus

de gherra

e de dillùvios de ballas de prumu.

 

Semus chena rigonza,

e no pedimos iscuja,

mancu una pitica iscuja.

 

Sighimos a faeddare,

a rìere e a pranghere

cun Huawei e Samsung,

cun Nokia e Apple.

 

Sighimos a triballare,

a fagher afàrios,

a nos iscambiare úras e catzadas

cun cussos tzellulares

cun cussos cantos de coltan.

 

E sighimos comente chi siat nudda,

a usare cussu cantu de coltan

po nos nàrrere dae atesu

fintzas sas paràulas: ti amo.


                 *******

Coltan,

parola di questi tempi,

che ha una specie

di armonia musicale,

quasi poetica.

 

Coltan,

metallo

imprescindibile

in questo mondo

tecnologico.

 

Coltan,

parola con i fonemi

insanguinati,

di vite troncate

di figli d’Africa.

 

Coltan,

parola di morte

che i morti

non conoscono

ma che è ben conosciuta

dai managers

di Huawei e Samsung,

di Nokia e Apple

e della Bayer di Monaco.

 

Coltan,

anni e anni di guerra,

di sangue e di morte

per i bambini di Kivu,

in Congo.

 

Anni e anni di profitti,

di denaro e ricchezza

per i generali

e i padroni della guerra

e per i mister Smith

di Wall Street

e di City of London.

 

Anni e anni

di progressi nelle

telecomunicazioni

che vengono vendute a noi

poveri ignoranti del mondo d’oggi


che chiudiamo gli occhi:

tu due, 

quattro con i miei, 

cento, mille, 

miliardi di occhi

che non vedono il sangue

dei fanciulli morti.

 

Miliardi

di orecchie che non sentono

le voci terrorizzate

di donne e uomini africani

intontiti da trenta anni e più

di guerra 

e da diluvi di proiettili.

 

Siamo senza vergogna,

e non chiediamo scusa,

neanche una piccola scusa.

 

Seguitiamo a parlare,

a ridere e a piangere

con Huawei e Samsung,

con Nokia e Apple.

 

Continuiamo a lavorare,

a fare affari,

a scambiarci auguri e cazzate

con quei cellulari

con quei pezzi di coltan.

 

E continuiamo come se nulla fosse,

ad usare quel pezzo di coltan

per dirci da lontano

anche le parole: ti amo.

 










Nessun commento:

Posta un commento