martedì 25 agosto 2015

S'orchidea areste (Frantziscu Sotgiu Melis Pes) L'orchidea spontanea





Non sempre succede agli uomini di saper parlare con esseri diversi dalla loro specie,  quando questo succede, si tratta quasi sempre di esseri appartenenti comunque al regno animale, i rappresentanti del genere umano riescono a stabilire un rapporto esclusivo e gli esseri interlocutori diventano amici o parenti stretti dell’uomo, della donna o del bambino col quale interloquiscono.

Conosco anche persone che comunicano con le macchine, parlano con la loro bici, con la motocicletta o con l’autovettura o col box del loro Pc. Presumo che sia una comunicazione a senso unico non credo che le succitate macchine siano capaci di esprimere un qualsiasi sentimento o di mostrare al pari di un gatto, un cane o un cavallo, affetto o calore.

La primavera scorsa ho conosciuto un orchidea, una piccola orchidea selvatica, non so se sono riuscito a stabilire un rapporto di un qualche tipo con lei, so però che l'ho ascoltata e lei mi ha detto in confidenza le cose che riporto di seguito. Essendo un'orchidea del Centro Sardegna, parla la lingua che parlano gli uomini che vivono da quella parti. Perché tutti capiscano quello che lei mi ha detto, ho  provveduto a fare la traduzione in italiano.





S'orchidea areste (Franziscu Sotgiu Melis Pes)
                                                              
                                                                                       No cherzo frores in sa tumba mia, poite isco
                                                               chi an' andare a che ddos istrazzare in sa sirba.
                                                                                                                                                               Chico Mendes


Zeo nasco dae unu semeneddu, piticu.
E pòberu.
Solu dae issu, no fui renessia a naschede.
M’at azuau un'antunnedda
chi ancora como mi nùdridi e m'attendede fintzas a cando mi fatzo manna.
Meda di ponzo a crèschere est beru: otto, deghe, dòighi annos.
Ma cando tue mi podes bìere,
cando ispràgo sos frores,t'ispantas. Rues a terra bresau.
A bortas bogas sa fotocamera e iscattas, iscattas, iscattas.
Mi cheres bìere dae onzi cuzone
dae susu e dae sutta, dae manca e dae  ‘eretta,
cun meda lughe e paga lughe, e abbortas m'illunias cun su flash.
T'aggrado.
Mi cheres, e tue m'aggradas e zeo ti cherzo,
ca de a tie mi fido.
Mi rispettas.
Onzi annu imbetzo e morzo.
Ma prima e mòrrere fatzo sos sèmenes.
Nde fatzo medas,
ca tue d'ischis ca po a mie,
naschet dae su sèmene no es cosa sìmpritze.
Mi cherent sos bobbois, sas abes
mi cherent gasi ‘ene chi semper si cunfundent e po issos divento s'amorada.
E onzi annu torro a naschede, e in beranu a frorire.
E in beranu su tempus de sa mia fertilidade,
pròpriu in beranu
sos chi no cherzo, sos chi no m'aggradan,
bènini a mi chircare
cun s'amore issoro ‘occhidore.
Bènini e mi istratzana, nande chi aman sa mia bellesa.
Bènini e mi occhini, nande ca seo bella.
Bènini e mi che siccana ca nachi cherent faghet bellos 
sos logos chi bellos no sunt.
Ca dis aggradat sa mia bellesa da cherent chimbe minutos roba issoro.
Unu vasu, uno bottu‘etzu, un'istanzada: prena 'e abba, o chen’abba
sunt sa tumba.
M’istratzana, m'affogana, mi siccana,  m'illezzana, mi occhini.

Ma po amore…


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Sas orchideas arestes sun protezias dae sa Conventzione subra su Cummertziu Internatzionale de sas Ispetzies Minettadas de Isperdidura, o C.I.T.E.S., dae s’ingresu Convention on International Trade of Endangered Species chi est un’accordu internatzionale frimmau dae medas istados a Washington in s’annu 1973. Tenet s’iscopu de regulamentare su commertziu de sos animales e de sa frora areste che sunt accanta a s’isperdidura. A dolu mannu commente in Sardigna capitada medas bortas finzas po atteras cosas, chie fut deviu essede su chi deviat sarbare custas ispetzies, est invetzes su nemigu prus mannu issoro. S’Amministratzione regionale, cussas de sos comunes, e atteros entes e agentzias ispraghene o direttamente o cun sas impresas de appartu: sos siccadores de erba chimicos chi luan sos logos inue custos donos de sa natura biven (cunettas e tremenes de sas istradas e de sos binarios, sos oros de sos frumenes e de sos canales) isperdindeche a issas e sos logos inue issas bivent.  Fintzas medas omines e femminas po vandalismu o po ignorantzia sun sos issoro occhidores.Che ddas istratzana po si che das leare a domo e po faet bellu po crachi quartu de ora unu cuzone de carchi apposentu faghindesi curpevoles fintzas issos de s’isperdidura de cussos rarissimos frores e de una parte importante de sa biodiversidade de s’isula sarda.

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L'orchidea selvatica (Franziscu Sotgiu Melis Pes)

                                                                              Non voglio fiori sulla mia tomba, perché io so
                                                                                                                      che andranno a estirparli nella selva. 
                                                                                                                                                        Chico Mendes

Io nasco da un semino, piccolo.
E povero.
Solo da lui, non sarei riuscita a nascere.
Mi ha aiutato un funghetto
che ancora adesso mi nutre e mi assiste fino a quando divento grande.
Ci metto molto a crescere è vero: otto, dieci, dodici anni.
Ma quando tu mi puoi vedere,
quando apro i fiori,ti sorprendi. Cadi per terra felice,
A volte tiri fuori la fotocamera e scatti, scatti, scatti.
Mi vuoi vedere da tutti gli angoli
da sopra e da sotto, da sinistra e da destra,
con molta luce e poca  luce, e delle volte mi abbagli col flash.
Ti piaccio.
Mi vuoi, e tu mi piaci e io ti voglio,
perché di te mi fido.
Mi rispetti.
Tutti gli anni invecchio e muoio.
Ma prima di morire faccio i semi.
Ne faccio molti,
perché tu sai che per me,
nascere da un seme non è cosa semplice.
Mi amano gli insetti, le api
mi vogliono così bene che sempre si confondono e per loro divento l’amante.
E ogni anno rinasco, e in primavera fiorisco.
E in primavera la stagione della mia fertilità,
proprio in primavera
quelli che non amo,quelli che non mi piacciono,
vengono a cercarmi,
col loro amore assassino.
Vengono e mi estirpano, perché amano la mia bellezza.
Vengono e mi uccidono, dicendo che sono bella.
Vengono e mi fanno seccare perché vogliono fare belli posti che belli non sono.
Poiché gli piace la mia bellezza la vogliono cinque minuti roba loro.
Un vaso, un vecchio barattolo, un bicchiere: con acqua, o senza acqua
sono la mia tomba.
Mi stracciano, mi affogano,  mi seccano,  m’imbruttiscono,  mi uccidono.

Ma per amore…

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Le orchidee selvatiche sono protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, o C.I.T.E.S., dall'inglese Convention on International Trade of Endangered Species. Una convenzione internazionale firmata da numerosi stati a Washington nel 1973. Ha lo scopo di regolamentare il commercio internazionale di fauna e flora selvatiche in pericolo di estinzione. Purtroppo, come in Sardegna succede spesso anche per altre cose, chi dovrebbe essere il principale protagonista della salvaguardia di queste specie, ne diventa, invece il principale nemico.  L’Amministrazione regionale, quelle comunali, diversi enti e agenzie spargono o direttamente o attraverso imprese d’appalto diserbanti chimici che avvelenano i posti dove questi doni della natura vivono (cunette e scarpate di strade e ferrovie, argini di fiumi e canali) distruggendo loro e il loro habitat.  Anche molti uomini e donne per vandalismo o semplicemente per ignoranza sono i loro killer. Le estirpano per portarsele a casa e abbellire per qualche quarto d’ora l’angolino di qualche stanza diventando così responsabili, anche loro dell’estinzione di questi rarissimi fiori e di una parte importante della biodiversità dell’isola sarda.
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